In una serata di quelle in cui ci si sente un po' giù e si cammina, a testa china, in compagnia di mille pensieri, d'un tratto, sull'asfalto consumato, lo sguardo di Andrea incontra uno strano groviglio di cannucce colorate, sovrapposte in un improbabile equilibrio, tra cocci di vetro e avanzi di sballi notturni.
Un piccolo calcio come per gioco e quell'immagine impossibile si scioglie come un'illusione, ma qualche tempo dopo, all'improvviso, si ricompone nella sua mente: così prende vita e forma una nuova sfida, con se stesso, con le sue mani, con il tempo, con l'arte che ha sempre amato.
Nascono così "Piccole Opere D'aste", forme di ingegno e fantasia: cannucce colorate che pazientemente tagliate e poste una sull'altra annullano il vuoto e lo riempiono di senso, tracciando leggende di sempre e miti d'oggi.
In uno stile davvero unico per originalità, Andrea ricrea, con estremo rigore, personaggi che hanno lasciato il segno nello sport, nella cultura, nei sogni di libertà di milioni di persone.
Ritratti di epoche diverse, passioni che hanno conquistato tutto il mondo.
"Così ho ridato forma ai miti che hanno abitato
la mia adolescenza e ai volti del mio quotidiano. Dentro c'è anche un po' della mia vita, la mia passione per la musica e perchè no, quel mio vedere le cose che mi circondano in un'ottica diversa, secondo i principi della cultura Zen"
Ritirando il bucato, non essendo molto pratico, alcune mollette mi sono cadute in cortile.
Sceso per recuperarle, le ho trovate rotte, o meglio, divise dalla molla che tiene insieme i due componenti.
Dovevo ricomporle e, proprio facendo questa operazione, mi sono accorto di come erano fatte e di quanto geniale fosse l’idea che ha generato questo piccolo capolavoro ingegneristico, pur nella sua apparente banalità.
Osservandole con attenzione, ho notato che la parte sagomata, quella che serve ad affrancare l’indumento alla corda, avrebbe potuto avere una forma diversa, purché speculare.
Subendo la negatività del periodo CoVid, con tutte le incertezze di salute ad esso legate, la molletta mi ricordava la sensazione di sentirmi appeso ad un filo.
Altra caratteristica fondamentale che ho trovato nella molletta è la possibiltà di apertura e chiusura, fortemente assimilabili al desiderio di apertura delle attività e porre fine alle chiusure pressoché totali.
Mi è così nata la voglia di giocare con nuove forme
e mi sono lasciato ispirare da eventi della quotidianità che ho voluto raccontare accompagnandoli con un testo che doveva necessariamente essere conosciuto
(frasi fatte, modi di dire, detti latini etc. etc.) nel quale intervenire cambiando una parola od una lettera, originando una sorta di calembour.
Continuando a giocare con le immagini, ho provato anche ad immaginare come artisti famosi avrebbero realizzato alcune loro opere se avessero scelto la molletta come soggetto.
Posso dire che è nato un amore e perciò ho voluto chiamare questa serie di lavori l’AMOlletta
e spero di rubarvi un sorriso se avrete voglia di guardarli.